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Sassuolo

Palazzo Comunale di Sassuolo

Il nucleo più antico della struttura risale alla seconda metà del Cinquecento. Grazie ai recenti lavori di restauro si possono ammirare le decorazioni pittoriche della Sala del Consiglio comunale eseguite da Umberto Ruini ai primi del Novecento.

Nel Seicento il palazzo apparteneva ai nobili Paltrinieri, illustre famiglia sassolese. Da questi, per lascito testamentario, passò alla Confraternita di San Rocco. Divenuto poi residenza della famiglia Prampolini, il complesso fu ceduto nel 1749 alla Comunità di Sassuolo, che in seguito vi collocò le scuole pubbliche. Conosciuto quindi come "Palazzo delle Scuole", nel 1773 l'edificio fu destinato ad accogliere il Pretorio.

Nella seconda metà dell'Ottocento vennero eseguiti lavori di ampliamento e di rifacimento: il palazzo venne dotato di un nuovo scalone e nell'androne d'ingresso fu posta  la lapide celebrativa a "Vittorio Emanuele II - Padre della Patria".

Risalgono invece ai primi del Novecento le seguenti modifiche: la sistemazione del prospetto principale, con un parato murario a corsi al piano terreno e una balconata al primo piano; la modificazione del portale settecentesco in noce, con l'occlusione della porta minore centrale, già ornata da una cimasa a volute, e il rinforzo della struttura con essenza lignea diversa, di colore più chiaro.

Sono ascrivibili allo stesso periodo le decorazioni nella sala di ricevimento del sindaco e nella sala del Consiglio comunale, ora della Giunta, eseguite dal pittore modenese Umberto Ruini (1869-1955) famoso per aver dipinto a Modena l'atrio esterno della Biblioteca Civica Poletti nel Palazzo dei Musei. Sono decorazioni dal gusto eclettico tardo-ottocentesco che esprimono sia orgoglio municipalistico che volontà di integrazione nello Stato unitario. Sui lati brevi del soffitto, entro cartigli sormontati da un'aquila e affiancati da coppie di putti, si fronteggiano lo stemma sabaudo e lo stemma di Sassuolo. Nei quattro medaglioni delle zone angolari, circondati da corone d'alloro, sono raffigurati i ritratti dei "padri della patria": Giuseppe Mazzini, Camillo Benso conte di Cavour, Vittorio Emanuele II di Savoia e Giuseppe Garibaldi. Al centro della volta, una giovane donna quasi adolescente, dal capo coronato da un variopinto serto fiorito come la dea Flora, è seduta accanto a un puttino che mostra un cartiglio recante il motto dello stemma di Sassuolo: "Sic ex murice gemmae", ovvero "Dalla roccia sono sorte le gemme". Il riferimento alla rinascita in epoca post unitaria della municipalità sassolese è ribadito dai due narcisi - i fiori dello stemma stesso - che la giovane esibisce nella mano destra, mentre con la sinistra porge un ramo sostenuto anche dal putto.

Nella stessa sala sono esposte alcune tra le opere più preziose delle Raccolte Civiche d'Arte e Storia del Comune di Sassuolo: dipinti seicenteschi come la Fuga in Egitto di Olivier Dauphin, nipote e allievo di Jean Boulanger e una serie di Vasi di fiori; è della prima metà del Settecento una notevole copia del Bacchino di Giudo Reni, mentre si data al 1869 l'Abramo visitato dagli angeli di Venceslao Bigoni, allievo di Adeodato Malatesta. Nell'Ufficio del Sindaco, la bellissima Madonna del Carmine del pittore ducale Jean Boulanger.

Scheda informativa

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Città/Località
Sassuolo (MO)
Indirizzo
Via Fenuzzi, 5
C.A.P.
41049
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Proprietà dell'articolo
data di creazione: venerdì 28 novembre 2008
data di modifica: giovedì 17 luglio 2014