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Finale Emilia

Ghetto Ebraico

Quando i primi israeliti arrivano a Finale a metà del Cinquecento, trovano una cittadina adagiata sulle rive del Panaro, detta Venezia degli Estensi proprio per la ricchezza di canali e canalini. Si dedicano perlopiù all’attività commerciale e diventano gestori del banco degli usurai. Il loro numero aumenta di pari passo con l’importanza assunta nell’ambito dell’economia locale: sono già un centinaio nel ‘600, duecento fine del secolo successivo. I finalesi cominciano a guardare con sospetto e diffidenza questi facoltosi uomini d’affari, divenuti in breve tempo proprietari delle più belle botteghe del paese.

Il muro che circondava la zona abitata dagli ebrei, era inframmezzato da tre porte: una più grande adibita al passaggio dei carri e due più piccole per i pedoni. L’istituzione del ghetto, avvenuta nel 1736, costringe tutti gli esponenti della comunità a trasferire le loro abitazioni e attività commerciali in quest’area. Perché si arriva a un provvedimento tanto restrittivo? Oltre alle già accennate ragioni economiche, c’è da dire che le diversità di culto creavano forti tensioni fra le due comunità e la Chiesa ufficiale riteneva più opportuno arrivare a una separazione netta. In realtà, per certi aspetti, è proprio la segregazione forzata a rinvigorire fra i giudei quei legami di coesione che invece i cattolici speravano di allentare. Dal ghetto non si poteva uscire la notte e, dopo la restaurazione del 1814, agli ebrei era proibita la frequentazione delle scuole pubbliche e la circolazione per strada in ore stabilite. Il muro viene definitivamente abbattuto nel 1859.

Scheda informativa

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Città/Località
Finale Emilia (MO)
Indirizzo
Via Trento Trieste
C.A.P.
41034

Itinerario

Ebrei e solidarietà

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Proprietà dell'articolo
data di creazione: lunedì 11 agosto 2014
data di modifica: mercoledì 12 novembre 2014